Danni ingenti all’agricoltura dai cinghiali che continuano a scorrazzare lungo i canali e nelle campagne, aggravando una situazione già estremamente difficile.
Un fenomeno acuito durante il lockdown, che ha consentito alla fauna selvatica di moltiplicarsi più rapidamente e una quasi assoluta libertà di girovagare per strade e terreni.
È quanto denunciano Vito Rubino e Pietro De Padova, rispettivamente direttore e presidente di CIA Agricoltori Italiani Area Due Mari (Taranto-Brindisi) che tornano, per l’ennesima volta, sull’annosa questione, dopo aver ripreso un intero branco che nuotava nel canale adduttore del consorzio di bonifica Stornara e Tara, in agro di Ginosa, in provincia di Taranto.
L’associazione intende sollecitare gli organi preposti ad intervenire per contrastare l’emergenza della crescita della popolazione del cinghiale. Con le prime colture primaverili sono ricomparsi tanti, troppi branchi e, la sospensione delle catture, ha permesso all’animale di riprodursi indisturbato.
“Sono necessarie misure di contenimento urgenti. Non c’è tempo più tempo da perdere”, denunciano i rappresentanti di CIA che chiedono che “il canale di circa 35 chilometri a cielo aperto, da Ginosa a Palagianello, sia intubato, quanto prima, non solo per scongiurare i rischi conseguenti, ma anche per evitare le perdite di acqua, oltre che all’evaporazione, visto che tale condotta è stata realizzata ben oltre mezzo secolo fa e tuttora è scarsamente manutenuta”.