Taranto, Cia Due Mari: «Consorzio Stornara e Tara fra ritardi e inefficienze»

«Quali azioni intende intraprendere il Consorzio di Bonifica Stornara e Tara per ammodernare le infrastrutture irrigue ormai vetuste e risalenti a 50 anni fa?».

È questa la principale domanda che CIA Due Mari (Taranto-Brindisi), declinazione territoriale di CIA Agricoltori Italiani della Puglia, ha posto nuovamente ai dirigenti del Consorzio di Bonifica Stornara e Tara, dopo il silenzio seguito alla lettera che l’organizzazione ha inviato lo scorso 4 ottobre indirizzandola al direttore generale Angelo D’Andria, al direttore del Servizio Agrario Gianni Merlino, al direttore del Servizio Ingegneria Sante Galasso e al responsabile del Servizio Irriguo Antonio Masella; quella missiva, per conoscenza, fu inviata anche all’assessore all’Agricoltura della Regione Puglia, Donato Pentassuglia, e al Commissario Unico dei Consorzi di Bonifica della Puglia, Alfredo Borzillo.

«Non è arrivata alcuna risposta – hanno spiegato Pietro De Padova e Vito Rubino, presidente e direttore di CIA Due Mari – Intanto, però, come la nostra organizzazione ha evidenziato, tra quelli approvati dal Mipaaf non vi è traccia di progetti presentati dal Consorzio Stornara e Tara, evidente segno di un’immobilità che sconcerta e preoccupa. Ed è ancora più sconcertante e preoccupante pensare che, se questa inerzia negativa dovesse continuare, perderemmo l’opportunità di utilizzare i fondi del PNRR per liberare l’agricoltura del territorio dagli atavici problemi che riguardano l’approvvigionamento idrico. Altri Consorzi sono stati capaci di elaborare progetti adeguati e di intercettare risorse per investimenti necessari e fondamentali».

CIA Due Mari, dunque, torna a mettere in evidenza quali siano i lavori da effettuare e quanto siano urgenti, necessari e improcrastinabili. Occorre ammodernare la rete del canale adduttore che dalla diga di San Giuliano porta l’acqua fino a Palagianello e che, oltre ad avere diverse perdite lungo il percorso di circa 35 km, presenta ulteriori criticità, quali la modalità di vettoriamento delle acque a cielo aperto, con tutte le conseguenze annesse e connesse; è necessario installare al punto di deviazione delle acque tra Puglia e Basilicata, in località San Marco, un misuratore elettronico a ultrasuoni per verificare i reali quantitativi di acqua che transitano verso la Puglia dalla Diga di San Giuliano (attualmente calcolati in maniera empirica con un’asta metrica); urge provvedere al ripristino del prelevamento delle acque dal fiume Bradano, per immetterle nella rete adiacente, che consentirebbe in caso di emergenza di avere una dotazione immediata di base di circa 200 lt. al secondo; è fondamentale implementare l’utilizzo delle vasche dissabbiatrici a ridosso della presa X lungo il canale adduttore e realizzare una nuova condotta per fornire, in collaborazione con l’Arif, acqua della diga di San Giuliano nel territorio di Castellaneta nelle contrade Borgo Perrone, Cicciariello e Perronello-Catalano (attualmente servite con i pozzi dell’Arif); serve realizzare una vasca di recupero in zona Chiulli a Castellaneta nei pressi della presa IV, per evitare lo spreco di acqua proveniente dalla diga di San Giuliano nei momenti di minore attingimento da parte degli utenti; bisogna provvedere al monitoraggio e presa in gestione degli impianti di produzione delle acque reflue ottenute dai vari depuratori presenti sul territorio (ad es. Castellaneta – Ginosa, ecc…) per immettere le stesse negli impianti consortili, ovviamente laddove possibile; non sono più rinviabili un censimento dei pozzi esistenti e inutilizzati dell’acquedotto pugliese e la richiesta di uso degli stessi per immissione di acqua nelle condotte consortili laddove non vi siano alternative valide per l’irrigazione dei campi. Per CIA Due Mari, inoltre, a quelle elencate si aggiungono le priorità che seguono: monitoraggio di tutta la rete degli acquedotti rurali con relativa riparazione delle perdite esistenti; valutare l’opportunità di ridimensionare ed adattare il vecchio progetto fiumicello per accumulo di 
acqua.

«Ci risulta che la delibera CIPE n.55/2014 mai revocata e la successiva rimodulazione del 9/04/2015 abbia concesso risorse pari a euro 8.192.000 per la realizzazione delle vasche nella Lama di Castellaneta (mai completate) e che quindi tali risorse giacciano presso il Ministero, per carenza di progettualità, le stesse potrebbero essere utilizzate per gli interventi descritti chiedendo l’autorizzazione al Ministero. La condotta principale “8” DN del 1600/1300 manufatto di derivazione B (sul quale siamo intervenuti a più riprese per le rotture ripetute che si verificavano) ha ottenuto un finanziamento pari ad euro 6.023.000,00 con provvedimento n.55/2014; per tale opera occorre completare l’iter procedurale piuttosto che proporne l’inserimento nei finanziamenti PNRR sicuramente a causa di una dimenticanza o di una disattenzione. Per il canale Ostone Li Cupi in agro di Taranto e Lizzano vi è il progetto esecutivo approvato e un finanziamento di euro 1.470.000,00, inspiegabilmente le opere non vengono appaltate».

CIA Agricoltori Italiani Due Mari sollecita l’ammodernamento della rete, allo scopo di disincentivare sempre di più l’utilizzo delle acque dei pozzi, favorendo l’uso da parte di tutte le aziende (ovviamente laddove possibile), delle acque provenienti dagli impianti consortili.

A seguire, sarebbe auspicabile l’abbassamento del prezzo dell’acqua a metro cubo per aumentare il numero delle aziende e gli ettari prenotati.

Nella regione Basilicata la stessa acqua proveniente dalla diga di San Giuliano viene pagata dagli agricoltori 0,05 cent. a mc. a fronte degli 0,16 cent. pagata in Puglia dalle aziende agricole.

Per l’impianto della diga di Monte Cotugno la Regione Puglia dovrà impegnarsi a eliminare il costo ambientale sul prelievo di acqua, che oltre ad aver prodotto debiti verso la Basilicata contribuisce a tenere alto il costo a mc pari a 0,18 cent. Il territorio della provincia di Taranto, a causa della conformazione e delle caratteristiche del terreno, ha esigenza di distribuire alle colture un quantitativo di acqua superiore ad altri territori: non possiamo, quindi, fare paragoni o immaginare di adottare un prezzo unico in tutta la Puglia. Oltre alla diversa conformazione del terreno, i pozzi aziendali della fascia jonica, profondi circa 35/40 mt, consentono alle aziende di ottenere acqua dal sottosuolo a costi contenuti, di qui la necessità di rendere appetibile il costo a mc. da parte del consorzio rispetto all’utilizzo delle acque provenienti dalla falda sotterranea presente nelle stesse aziende agricole. CIA Agricoltori Italiani Due Mari evidenzia lo “stato comatoso” e il possibile default che potrebbe determinarsi nel giro di qualche mese al Consorzio di Bonifica Stornara e Tara di Taranto se non verranno adottati in maniera rapidissima provvedimenti risolutivi. I fatti dimostrano che in più occasioni le opportunità offerte per ammodernare la rete sono state “scarsamente attenzionate” dagli attuali dirigenti del Consorzio di Bonifica Stornara e Tara, poiché probabilmente la maggior parte di loro sono giunti a fine carriera e non hanno più gli stimoli giusti che servirebbero per dare la svolta necessaria alle attività del Consorzio. Le nostre preoccupazioni rischiano di concretizzarsi se pensiamo che a brevissimo andranno in pensione alcuni importanti “pilastri con esperienza ultratrentennale” sia fra i responsabili del Consorzio che fra gli operai della squadra di manutenzione. Alla politica regionale chiediamo di agire subito prima che sia troppo tardi. Per l’utilizzo di tutte le risorse e intercettare i finanziamenti attualmente a disposizione o che a breve si renderanno disponibili occorre mettere in campo una cabina di regia composta da professionisti esperti, anche al di fuori dello stesso Consorzio che monitori la situazione, prenda atto dello stato della rete di distribuzione irrigua e proceda di conseguenza. L’agricoltura altamente specializzata del territorio della provincia di Taranto non può attendere i tempi della burocrazia, ne può fare a meno della risorsa idrica, che al momento è garantita solo ed unicamente da acque provenienti dalla Basilicata.