Pensare di gestire lo stabilimento più grande di Europa, attraverso l’idea di ridurre le postazioni tecnologiche, il pronto intervento elettrico e meccanico, sopprimere la figura importantissima del “rimpiazzo” – prevista contrattualmente – è una concezione assurda di fare impresa.
Non possiamo accettare da parte di ArcelorMittal una riduzione delle manutenzioni ordinarie e straordinarie. Per noi le manutenzioni rimangono fondamentali, in quanto propedeutiche alla realizzazione del Piano Ambientale, alla tenuta degli impianti e alla sicurezza dei lavoratori che vi operano all’interno.
È inconcepibile e inaccettabile, la linea che ArcelorMittal applica in termini di organizzazione del lavoro: Lavoratori posti in cassa integrazione, lavori ordinari affidati alle prestazioni suppletive in straordinario o in alcuni casi a terzi; per non parlare, poi, delle
macchine ferme agli sporgenti del porto, per mancanza di pezzi di ricambio.
Per queste ragioni ci siamo rivolti all’ispettorato del lavoro. Attraverso un esposto circostanziato, i segretari di fabbrica di Fim, Fiom e Uilm hanno evidenziato un ulteriore taglio degli organici tecnologici presso i reparti Pla2 e Laf, in aggiunta ad altri impianti dello stabilimento siderurgico.
ArcelorMittal farebbe bene a preoccuparsi della situazione interna, ormai nota a tutti i livelli e che denunciamo da tempo, invece di spingere sempre sulla riduzione del personale, con le continue procedure di Cigo, tra revoche e proroghe senza nessun sostegno di natura economica – come da noi richiesto più volte – per i lavoratori collocati in cassa.
Il rilancio di un’azienda non può passare solo attraverso le belle parole dichiarate in questi giorni. Occorre dimostrare fattivamente, ai lavoratori e alla città, la reale volontà di investire sul territorio, attraverso interventi seri e mirati. Interventi anche di sostegno economico per i lavoratori in Cigo che percepiscono circa 800 euro. Non si può pensare di andare avanti in questo modo. I lavoratori vogliono lavorare e non vivere di soli ammortizzatori sociali. Ci chiedono di tornare sul proprio posto di lavoro. Cosi come l’indotto, dove la situazione rimane incandescente e preoccupante. Puntare sulla formazione e qualificazione dei lavoratori è importante per il mondo del lavoro.
Ma adesso in Puglia l’attenzione è rivolta esclusivamente alle elezioni regionali. Alla politica chiediamo di restituire la giusta centralità al tema del lavoro. I lavoratori sono stanchi delle attese, non hanno bisogno di promesse. Servono fatti. Bisogna voltare pagina quanto prima per il bene della Città di Taranto e del territorio.
Ufficio Stampa Fim Cisl