Giovedì 5 agosto, alle ore 18.30, nel suggestivo scenario dell’Agorà di Piazza Marconi, a Taranto, avverrà la presentazione di “Scamunéra“, il nuovo romanzo di Lorenzo Sani, ed. Egida|Minerva.
A parlarne con l’autore ci sarà Stefano Maria Bianchi,noto giornalista tarantino, che ha curato la prefazione del volume.
Un romanzo singolare, con una trama sottile ed avvincente, tra fantasia e realtà.
Come sottolinea Stefano Maria Bianchi nella prefazione, «Non c’è redenzione, non c’è salvezza, non c’è speranza o futuro, solo l’irresistibile spettacolo della morte e della decadenza da cui prendere le distanze appena si scopre che è tutto vero».
Una famiglia criminale dà origine alla faida più cruenta che si ricordi in Puglia, esplosa sul finire degli anni Ottanta.
Sulla scorta di atti giudiziari e testimonianze, prende vita un racconto fantastico, ispirato a quel terribile periodo segnato da oltre 160 omicidi a Taranto e dintorni nel giro di pochi mesi.
Come sottolinea Stefano Maria Bianchi nella prefazione, «Non c’è redenzione, non c’è salvezza, non c’è speranza o futuro, solo l’irresistibile spettacolo della morte e della decadenza da cui prendere le distanze appena si scopre che è tutto vero».
Una famiglia criminale dà origine alla faida più cruenta che si ricordi in Puglia, esplosa sul finire degli anni Ottanta.
Sulla scorta di atti giudiziari e testimonianze, prende vita un racconto fantastico, ispirato a quel terribile periodo segnato da oltre 160 omicidi a Taranto e dintorni nel giro di pochi mesi.
Giò Miranda, ribattezzato “il Messicano” dal camorrista don Raffaele, per aver fatto la comparsa in un western di Sergio Leone, è un boss fuori dagli schemi, con visioni che anticipano i tempi della mala imprenditrice. La sua influenza nel tessuto economico cittadino si espande dagli appalti nell’acciaieria, al controllo della filiera dell’edilizia ed altro ancora. La sua ascesa sembra inarrestabile. Ma qualcosa scricchiola. I contrasti con i fratelli minori e la madre, sempre più frequenti, deflagrano sul questione droga: lui è ostile all’idea di entra nel business, perché l’eroina crea allarme sociale nella città della Marina Militare e dell’industria siderurgica più grande d’Europa «in cui tutto accade senza far rumore», mentre i fratelli la pensano in maniera opposta e cercano alleanze in regione per imporsi.
Scoppia la guerra. Si spara per strada, in mezzo alla gente. Il conto dei morti ammazzati sale vertiginosamente. La stampa parla di “macelleria messicana” e nell’orrore quotidiano sguazza la tivù locale, diretta da una curiosa figura di telepredicatore con amicizie pericolose.