Giovedì 7 marzo, alle 21, al teatro Orfeo di Taranto, l’orchestra sinfonica della Tebaide D’Italia, proporrà lospettacolo musicale “Napulitanà” nel quale, accompagnata dai tenori del trio Caruso, farà rivivere l’atmosfera classica napoletana, attraverso canzoni reinterpretate dal maestro Cosimo Maraglino e il racconto scritto da Raffaella Balestra e interpretato dall’attrice Gisella Carone.
Brani appartenenti alla tradizione musicale partenopea come “’O surdato ‘nnammurato”, “Funiculì funiculà”, “’A vucchella”, scritto da Gabriele D’Annunzio, “’a Tazze e cafè ” di Giuseppe Cataldo con musica di Vittorio Fassone, proposti in una veste inedita, si alterneranno alla rappresentazione di un incontro. Lei entra in scena con una borsa, pronta per partire. Lui, in realtà, le farà vivere l’emozioni della città partenopea.
“Sarà un particolare omaggio alla musica napoletana – ha commentato Raffaella Balestra, presidente dell’orchestra Tebaide – con i brani più famosi riscritti in chiave sinfonica. Si tratta di uno dei generi più importanti che unisce la tradizione dell’opera lirica e fa da ponte con la musica leggera italiana”.
Centrali in questo lavoro sono i tre tenori del Trio Caruso, ovvero Marco Ferrante, Alessandro Fortunato e Stefano Sorrentino. Il progetto di questi tre napoletani “doc” è nato dalla passione per la musica e sorretto da una grande dose di amicizia. Molto famosi all’estero, i tre si sono esibiti singolarmente in vari teatri europei, interpretando i ruoli più importanti dell’opera lirica. Affianco a questa attività hanno creato il trio Caruso per omaggiare la musica tradizionale della loro terra. Stefano Sorrenti sarà anche impegnato in scena come attore. Con lui ci sarà l’attrice e cantante Gisella Carone, che collabora assiduamente con l’Orchestra Tebaide D’Italia.
“Al centro della storia – spiega Balestra – saranno centrali i sentimenti e soprattutto la parola. Questa è fondamentale perché la lingua napoletana è meravigliosa, colorata e racchiude una musicalità innata. Attraverso le parole cercheremo di ricostruire quello che è il mondo partenopeo”.