«Non possiamo continuare a vivere di cassa integrazione. Servono progetti che diano credibilità alla siderurgia e restituiscano dignità ai lavoratori». È il pensiero del segretario generale aggiunto della Fim Cisl Taranto Brindisi, nel giorno in cui nel sito tarantino di ArcelorMittal, ex Ilva, è partita la una nuova tranche di cassa integrazione Covid. Durerà nove settimane, è stata chiesta dall’azienda per un numero massimo di 8.147 dipendenti, di cui 5 mila operai, ed è in continuità con le altre tranche di cassa Covid, l’ultima delle quali di sei settimane era cominciata ai primi di agosto.
«A questo punto – commenta Prisciano – sorge una domanda legittima: Per quanto tempo ancora si potrà andare avanti seguendo la strada a senso unico della cassa integrazione? A Taranto, come nel resto del gruppo ArcelorMittal, sono anni che si parla solo ed esclusivamente di Cig con relative proroghe con dati certi alla mano. In questi anni non abbiamo mai sentito parlare di investimenti e di rilancio dello stabilimento. Dal 2019, dopo l’ingresso di ArcelorMittal, non sentiamo parlare di manutenzioni degli impianti e del futuro dei lavoratori dell’appalto e dell’Ilva in Amministrazione straordinaria. L’accordo del 6 settembre 2018 sembra trapassato: ArcelorMittal e il governo (garante di quell’accordo) lo hanno disatteso. Ancora oggi la parola magica che compare sulla stampa è Cig. Che tristezza. Il tutto in un silenzio assordante da parte di tutte le istituzioni, governo centrale in primis. Una Cig calata in modo unilaterale senza accordo sindacale e senza alcuna forma di incentivo aziendale».
La situazione nel territorio tarantino, giorno dopo giorno, diventa sempre più pesante.
«Non possiamo credere che la cassa integrazione – rileva Prisciano – possa durare all’infinito, non possiamo immaginare un territorio che, giorno dopo giorno, mese dopo mese, si avvii verso una forma di povertà irreversibile. Ed allora ci chiediamo come mai questi banali interrogativi, queste misurabili contestazioni non trovino, finora, segnali coerenti da parte di chi attualmente è al governo del Paese. Nel nostro territorio ci spaventa l’indicatore del tasso di disoccupazione, ormai a tutti i livelli. Ben vengano le dichiarazioni di alcuni rappresentanti politici secondo cui è necessario puntare sulla riconversione impiantistica, favorendo lo sviluppo di tutta una serie di altri settori, ma facciamo presto. Servono soluzioni per affrontare l’immediato».
Occorre, quindi, puntare sull’innovazione per un acciaio ecosostenibile.
«Come Fim Cisl sono anni che ci spendiamo per questo obiettivo. Occorre produrre nel rispetto del diritto alla Salute, all’Ambiente e al Lavoro. Lo dimostrano i tanti esposti agli enti competenti – una volta esauriti tutti i passaggi tecnici con ArcelorMittal – presentati dalla nostra organizzazione sindacale, finalizzati proprio al rispetto delle regole. In questi giorni – ricorda Prisciano – partiranno le assemblee all’interno della fabbrica per metter su un percorso condiviso di mobilitazioni. È importante far giungere al governo il nostro grido d’allarme, alla luce anche delle forti difficoltà che le aziende dell’appalto registrano nel saldo delle fatture per i lavori effettuati. Difficoltà che, di conseguenza, si ripercuotono sui lavoratori che non ricevono con regolarità gli stipendi. Per tutta questa serie di ragioni – conclude il segretario aggiunto della Fim Cisl Taranto Brindisi – occorre manifestare il nostro disappunto in maniera organizzata. Aspetto su cui stiamo lavorando».
Ufficio Stampa Fim Cisl